Capitolo XLII

LA BIANCHEZZA DELLA BALENA

...Non abbiamo tuttavia ancora risoltol'incantesimo di questo biancore, né appreso perché esso rivolga un richiamo di così grande potenza all'anima; né, cosa più strana e assai più portentosa ancora, perché quel biancore, come abbiamo visto, sia al tempo stesso il simbolo più significativo del mondo spirituale, anzi il velo stesso dietro il quale si nasconde la divinità del cristiano; e tuttavia esso debba essere, qual è, l'elemento che rende anche più intense le cose che inducono maggiore spavento nell'uomo.

E' forse perché, con la sua indefinitezza, adombra i vuoti e le immensità disumane dell'universo e, in tal modo, ci colpisce alle spalle con il pensiero dell'annullamento, quando contempliamo le bianche profondità della Via Lattea? O è forse perché, nella sua essenza, il bianco non è tanto un colore quanto l'assenza visibile del colore e, al tempo stesso, la fusione di tutti i colori; è forse per questi motivi che c'è una così muta vacuità, piena di significato, in un vasto paesaggio nevoso - un incolore onnicolore d'ateismo dal quale rifuggiamo? e quando consideriamo quell'altra teoria degli scienziati, secondo la quale ogni diversa tinta terrena - ogni imponente o aggraziata coloritura - i dolci riflessi dei cieli e dei boschi al tramonto; si, e i velluti dorati delle farfalle, e le guance di farfalla delle giovanette, non sarebbero altro se non inganni sottili, non veramente inerenti alle sostanze, ma deposti su di esse dall'esterno, così che ogni cosa la natura che abbiamo deificata dipinge né più né meno che una prostituta, i cui allettamenti non fanno altro che nascondere l'intimo corrompimento; e quando, procedendo oltre, consideriamo che il mistico cosmetico il quale produce ciascuna tinta, il grande principio della luce, rimane perennemente bianco e incolore in sé, e che, ove operasse senza tramiti sulla materia, toccherebbe ogni oggetto, persino i tulipani e le rose, con la sua tinta senza colore - quando consideriamo tutto questo, l'universo ammorbato sembra disteso sotto i nostri occhi come un lebbroso; e come il viaggiatore ostinato in lapponia, che rifiuta di portare occhiali colorati e coloranti, allo stesso modo il povero infedele perde la luce degli occhi fissando il monumentale sudario bianco che avvolge ogni aspetto del mondo che lo circonda. E di tutte queste cose la balena albina era il simbolo. Vi stupisce dunque la caccia accanita?...(cap. XLII )

Un senso di mistero e di sgomento viene emanato dal soprannaturale candore di Moby Dick, ribadito con l'accumularsi ossessivo di scenari e creature di un connaturato biancore.

Il linguaggio è talmente suggestivo da avere un carattere extra-lessicale, polivalente. Così il bianco rimanda al pallore della morte, al lenzuolo funebre, agli spettri,...all'idea del nulla, unica realtà dietro l'inganno dei colori.

Qual'è il significato ultimo di Moby Dick? E' il principio del male? E' un simbolo del mistero del cosmo? E' espressione di un Dio irraggiungibile?

E' forse tutto ciò ed altro ancora? La critica moderna si avventura su nuove rotte ma il mistero continua...

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