Capitolo XXXVI
IL PONTE DI COMANDO
..."Ascoltami ancora, il discorso è più profondo. Tutti gli oggetti visibili sono come maschere di cartone. Ma in ogni evento, nell'atto vivo, nell'azione indubbia, alcunché di sconosciuto ma raziocinante sporge le sue fattezze da dietro la maschera irragionevole. E se l'uomo vuole colpire, colpisce attraverso la maschera! In qual modo il prigioniero può uscire se non trapassando la parete? quanto a me, la Balena Bianca è quella parete, spinta vicino a me: Certe volte penso che dietro non vi sia niente. Ma è già abbastanza. Essa mi accusa, mi sovrasta, vedo in lei una forza oltraggiosa cui è legata una malizia imperscrutabile. E' questa cosa imperscrutabile quella che odio di più: e, sia la Balena Bianca l'effetto, o sia la Balena Bianca la causa, io sfogherò il mio odio su di lei. Non parlare di bestemmia, amico, io colpirei il sole se mi insultasse. Perché, se il sole potesse farlo, io potrei ripagarlo di uguale moneta, e in ciò vi sarebbe per sempre qualcosa di simile a un gioco leale, visto che la gelosia regna su tutte le creazioni. Ma non è mio padrone, marinaio, nemmeno quel gioco leale. Chi c'è sopra di me? La verità non ha confini. Via quegli occhi! E' più intollerabile dell'occhio pungente del demonio, lo sguardo fisso di uno sciocco. Così, dunque, tu arrossisci e impallidisci, il mio fuoco ti ha fuso in collera ardente. Ma attento, Starbuck, ciò che vien detto nell'ardore, è cosa che smentisce se stessa. Vi sono uomini le cui accese parole sono un piccolo affronto. Non volevo esasperarti. Basta. Guarda! Vedi là quelle facce da turchi con le macchie rossicce, quadri viventi e respiranti, dipinti dal sole, i leopardi pagani, esseri senza raziocinio e senza culto, che vivono e non indagano e non danno alcuna ragione della torrida vita che sentono? L'equipaggio, marinaio, l'equipaggio! Non sono tutti con Acab, in questa faccenda della balena? Guarda Stubb! Ride! guarda laggiù il cileno, sbuffa a pensarci. Non può stare sola, ritta in mezzo al generale uragano, la tua pianticella sbattuta, vero Starbuck? E che cos'é, poi? Pensaci. Non è altro che aiutare a colpire una pinna, non è una gran cosa, per Starbuck. Che cos'è ancora? Da questa piccola caccia, allora, la miglior lancia di Nantucket non vorrà sicuramente ritirarsi, quando ogni marinaio abbia afferrato una cote? Ah, sei preso di forza, lo vedo, l'ondata ti solleva. Parla, non hai che da parlare! Si, si, il tuo silenzio, quello, quello si esprime per te. (Tra sè:) Qualcosa è uscito dalle mie narici dilatate, e lui se ne è riempito i polmoni. Ora Starbuck è mio; non può opporsi a me, adesso, senza ribellione!"
"Che Dio mi protegga, che protegga noi tutti!" mormorò Stabuck a bassa voce.
Ma nella propria letizia per la incantata, tacita acquiescenza del suo primo ufficiale, Acab non udì le sue profetiche invocazioni, e neppure il riso sommesso dalla stiva, e neppure le presaghe vibrazioni del vento nel sartiame, e neppure lo sbatter vuoto delle vele contro gli alberi, dove per un momento si accasciarono. Poichè, subito, gli occhi abbassati di Starbuck tornaono ad illumunarsi con la caparbietà della vita, il sorriso sotterraneo svanì, il vento riprese a soffiare, le vele si gonfiarono e la nave si sollevò e rollò come prima. Ah, voi, avvertimenti e presagi! Perchè non rimanete quando venite? Ma più che avvertimenti siete predizioni, voi ombre! Eppure, non tanto predizioni dall'esterno, quanto conferme degli intimi precedenti. Poichè, mentre poche cose esterne ci costringono, le più profonde necessità del nostro essere sono pur sempre quelle che ci muovono... (cap. XXXVI ).
E' la prima volta nel romanzo che Capitan Acab pronuncia il nome dell'oggetto della sua ossessione, la grande Balena Bianca Moby Dick. Nella sua determinazione e nella sua arrogante ambizione egli incarna appieno la figura del ribelle ed è insieme personaggio diabolico ed eroe tragico. Il suo linguaggio è drammatico e suggerisce fascino e pericolo allo stesso tempo, sull'esempio degli eroi Shakespeariani.
Nella Bibbia, Acab è il re d'Israele che osò sfidare Dio. L'Acab di Melville sfida il Fato in uno stato di esaltazione che lo porta oltre i limiti consentiti, segnando così la sua rovina.
Il tema
cosmico del bene e del male si snoda sul grande palcoscenico dell'oceano,
rappresentato nel suo realismo, ma anche nella sua portata simbolica di luogo
d'incontro delle forze primitive della natura, con il terrore dei suoi mostri,
con l'immagine stessa di
Dio.
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